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Pubblicata il 08/12/2006
La Razionalità era la virtù in lui dominante, ma quella mattina , destandosi lentamente al sollecito dei rumori provocati dagli operai del palazzo in cantiere all’altro lato della strada su cui si affacciava la finestra della sua camera da letto, non voleva credere banale ed inutile il sogno che aveva fatto negli ultimi istanti di semicosciente riposo.
Si era visto in quel cimitero ben curato, con tante e tante tombe tutte simili e ben allineate , mentre si recava verso quella bara, ancora sospesa sull’avello di nuda terra in attesa di esservi calata.
Nelle braccia stringeva una voluminosa composizione di Bianche Margherite, Rosse Rose e Candidi Gigli dal lungo gambo.
Assaporava la combinazione dei profumi mentre l’aria novembrina frustava il suo viso e vi lasciava una patina di umidità e mano, a mano che le vene del legno del sarcofago, lasciato al naturale, apparivano più chiare avvicinandosi alla tomba, ne percepiva anche l’odore pungente di Pino.
Si era visto deporre con delicatezza tutti i Fiori, uno per uno lungo il coperchio, lentamente, passando con la mente i ricordi che erano celati in quel legno che pareva pronto, più che al marcescire ad un viaggio per mare verso ignota e irreversibile destinazione.
Lui, la Bara e nessun altro in quel Cimitero , eppure mani invisibili calarono il feretro coperto dai fiori che lui vi aveva disposto e questi scomparve in fondo alla buca che si rivelò senza fondo.
Nessuna lacrima o tristizia era apparsa sul suo Volto, si era girato per uscire dal solitario Camposanto ma anche il sogno terminava con il monotono risveglio e l’apparire delle ore sulla radiosveglia.
Tutto gli apparve improvvisamente evidente nella Simbolica intrinseca del sogno, costruita già in altri momenti di conversazione con suoi intimi .
Qualcuno, che lui ovviamente conosceva molto bene, stava decidendo di chiudere una volta per tutte con abitudini e vita del passato. Abitudini che creavano mortale asfissia all’Anima, vita che lasciava ad ogni scandire di sera, una amarezza d’esistere ed ad ogni Alba presentava una ansia opprimente nel nuovo iniziare ad operare le cose ordinarie.
Quel qualcuno aveva Lui solo come Testimone cosciente e consapevole della radicale metamorfosi che stava accadendo dentro quella bara.
Gli altri, con la solita indifferenza e incapaci di mettere la considerazione dell’Altro prima della Propria (abitudine tipica dell’Egoismo e opposto dell’Amore Donazione) erano assenti e ci sarebbero stati solo per gli inutili commenti di Rito ai cambiamenti delle altrui Vite.

Non ebbe dubbi a chi rivelare il sogno premonitore, o meglio il significato celato nella Metafora sognata.

Il codice numerico da digitare era nella memoria del suo cellulare, anzi , letta l’ora sul display della radiosveglia, si meravigliò della mancata telefonata promessa per il risveglio che quella Persona le aveva espressamente promesso proprio per quel mattino.
No, non ebbe nessuna tema di altro pessimista significato da attribuire al sogno (ne stava vivendo ancora i titoli di coda…), anzi ringraziò la Provvidenza di averlo suscitato nella sua mente per rassicurarlo in quel momento in cui, partecipe di delicati segreti, il fausto presagio giungeva a incoraggiante conforto.
Dall’altra parte del collegamento telefonico , la voce attesa risuonò graditissima :
" Buona Giornata, sono da poco in ufficio e ti stavo chiamando ….avevo pensato fosse meglio lasciarti riposare un poco più a lungo……".
La Provvidenza non lascia mai le cose a metà, pensò, ed ebbe dalla coincidenza, riconferma della veridicità del significato attribuito all’evanescente racconto vissuto dalla sua mente.
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a volte vorrei riuscire anch'io a decifrare certi brutti sogni , per non vivere nell'angoscia , ma non sempre ci riesco, anche se sono pienamente convinta che ciò che sognamo è solo una metafora della vita che viviamo e non vanno mai presi quindi per quelli che sono.
un sorriso veronica.

il 08/12/2006 alle 20:22

Caro Pier, bentrovato! Questo scritto offre molti spunti di riflessione. Posso dirti che, riferendomi alla vita reale, ho provato anch'io l'angoscia - se non addirittura l'impossibilità fisica - di alzarmi per ricominciare un nuovo, vecchio giorno. Poi, siccome CHI sta lassù è grande, ho trovato la forza di seppellire i vecchi giorni. Quando si è in contatto con se stessi, dicendosi la verità, nessuno può avere più potere su di noi. Allora ha inizio una catena di positività capace di abbracciare chi ci sta intorno. Per quanto riguarda la parte finale del tuo racconto, confermi la mia convinzione di non doverci mai disperare. Lo scoraggiamento e la poca fiducia in noi stessi e negli altri, porta a volte a conclusioni affrettate. Il silenzio di una persona cara, a volte è solo premura nei nostri confronti; è più eloquente di tante inutili parole.
Ti abbraccio.

il 09/12/2006 alle 12:34