Trovo questi versi molto originali; sembrano oltrepassare il limite fisico, i loro concetti assumono un valore profondamente psicologico e fanno nascere in me innumerevoli interrogativi. A chi si rivolge il poeta, perché non può ascoltare, non riesce a reagire alle scenate di chi? Mi fa riflettere “la distanza che c'è tra le tue scarpe e i miei piedi“ e “tu uccidi la mia pratica immaginazione”; che si tratti di sola immaginazione? Certo, quell’odio, la lucidità, la mancanza di pentimento, l’accenno al potere e alla paura, mi fa pensare che l’unico interlocutore di chi scrive con tanta cura e partecipazione non è altro che lo stesso bravissimo poeta.
...è quello che abbiamo dentro che più dobbiamo combattere(o assecondare?:) ) Buonanotte grazie per le letture!