PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 10/11/2006
quando ti guardo vedo un volto pallido
ti osservo e mi ridi in faccia
mi trascina la tua solitudine
mi porta a volerti bene
anche se non ti posso ascoltare
non riesco a reagire alle tue scenate
mi trovi stupido per fortuna
guardo in basso
guardo la distanza che c'è tra le tue scarpe e i miei piedi
tu uccidi la mia scelta
tu uccidi la mia pratica
immaginazione
e perciò mi dedico qualche minuto
e quindi mi porti a odiare
e mi fai pensare con troppa lucidità
e mi fai soffrire senza pentimento
e mi fai avere potere
e mi fai avere paura
e mi fai capire cose che non capivo
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Trovo questi versi molto originali; sembrano oltrepassare il limite fisico, i loro concetti assumono un valore profondamente psicologico e fanno nascere in me innumerevoli interrogativi. A chi si rivolge il poeta, perché non può ascoltare, non riesce a reagire alle scenate di chi? Mi fa riflettere “la distanza che c'è tra le tue scarpe e i miei piedi“ e “tu uccidi la mia pratica immaginazione”; che si tratti di sola immaginazione? Certo, quell’odio, la lucidità, la mancanza di pentimento, l’accenno al potere e alla paura, mi fa pensare che l’unico interlocutore di chi scrive con tanta cura e partecipazione non è altro che lo stesso bravissimo poeta.

il 26/04/2013 alle 19:15

...è quello che abbiamo dentro che più dobbiamo combattere(o assecondare?:) ) Buonanotte grazie per le letture!

il 27/04/2013 alle 01:10