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Pubblicata il 20/10/2006
Ho attraversato la tua dorsale come un brivido
ho quasi corso lungo le tue costole incrinate;
le tue stradine di calcare merlettate
e venate di un dolore vivido.
Ho tra le mani solo un filo sfibrato
essenza di radici trapiantate altrove,
perlato da lacrime versate
che mira al centro della ragnatela.
Nelle tue vie ho incontrato
echi conosciuti ma sbiaditi
e come in un sogno t'ho sognata:
Donna Ischitella sdraiata sopra il colle
prona e pronta, femmina desiderata e presa
tra i filari di vigna e sotto i carrubi
le carni calde, la pelle di malva ambrata .
ti sono entrato quasi fino al cuore
una sveltina, richiusa la cerniera sul più bello,
ho bevuto il tuo caffè quasi d’un fiato
e poi, pur cercando ancora la mia
ho ripreso la strada del passato:
son sceso dal tuo fianco e son partito.
Torno in pianura, vizio di famiglia,
passo tra le pieghe delle tue gonne di ulivo
Donna Ischitella resta sdraiata al sole
Lei, prigioniera di un’amore vero,
si dà a cento e mille innamorati,
donna violata e poi lasciata sola
tra le chiacchiere sparse sul selciato
e sulle pietre bianche fatte a mano:
vertebre affiorate del Gargano.
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Splendida poesia. *****
Alcide

il 20/10/2006 alle 17:37

ti ringrazio di aver condiviso con me il tuo ricordo, per me...c'è nato mio padre ad Ischitella ed io, orfano da piccolo ed emigrato al nord, l'ho scoperta solo da poco, la prima volta ho voluto dedicarle queste righe.....quel bosco ha le mie radici, ma non conosce la mia ombra........

ciao

il 23/10/2006 alle 07:29