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Pubblicata il 17/10/2006
In punta di piedi, silenziosamente,
s’apprestava la sera e,
un vento garbato spulava le sue chiome:
- l’albero grande di casa mia.-
Rifugio di passeri per la notte notte,
frescura per la fronte di mio padre.
Albero amico dalle grandi chiome
coi rami dondolanti
anche quando c’era il solleone
e il pietrisco scottava le lucertole,
anche quando sotto la zappa
il contadino rimescolava il sangue
al limìo di sorde cicale
.
Albero, tu ascoltavi le mie pene
di fanciullezza nelle notti amare
quando lo stesso miele delle stelle
era veleno per i miei pensieri,
io chiamavo i gufi per raccontarmi
le storie delle anime trapassate,
quelle senza lapidi, e intravedevo
all’improvviso tra i rami spiriti bianchi
a intermittenza come folate di vento.

E i gufi smettevano cantare
quando donna Teresa, mia nonna,
dentro la ruota del suo vestito,
tutto fregi e merletti di seta,
scendeva dalla sua sedia
s’inchinava e baciava la mia fronte.
Ogni pena fugava quel gesto consacrante
cara nonna dall’edentulo sorriso.
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I tuoi versi trepidano di grande tenerezza.
Pare di vederla nonna Teresa, con le braccia tese ad offrire cesti di amore a chi s'affidava al suo cuore e alla sua dolcezza.
Portala con te nelle sere di autunno, lungo i viali dove volteggiano le foglie ingiallite dal tempo, sarà ancora il tuo benefico vento.
Un caro pensiero, mati.

il 17/10/2006 alle 12:33

grazie per le toccanti parole che hai avuto nei miei riguardi con il tuo gratificante contributo di critica alla mia poesia. un caro saluto e un affettuoso abbraccio franco

il 17/10/2006 alle 21:50

il ricordo non muore mai cara mati e tu sono sicuro
come me hai dei nostri avi un pensiero costante che purtroppo i giovani non mi pare che sentono.
grazie per le belle parole di commento che hai usato per il mio lavoro. ciao e con grande affetto saluto franco

il 17/10/2006 alle 22:42

oh, amico mio! quanto bene in quegli alberi racchiuso,con quelle radici che ci si stringono al cuore...mi hai fatta rabbrividire d'emozione ricordando con le tue splendide rime,l'immenso pino piantato da mio padre quando nacqui e diventato poi rifugio di centinaia di piccoli uccelli ...era diventato così grande che abbracciava tutto il giardino,e minacciava di cadere sulla casa,così io partita, i miei hanno decisero di tagliarlo...tu non sai la prima volta che tornai alla mia patria casa, il dolore!! come se avessero tagliato una parte di me...
non voglio più continuare che mi si stringe un groppo in gola

ciao Frà e grazie

il 18/10/2006 alle 12:00

chissà se quell'albero grande di casa mia c'è sempre. manco da taranto da tantissimo tempo e da quando i miei genitori vennero a stare a firenze con me, non ho più saputo nulla di quel meraviglioso cedro del libano non ti nego, ma lo sogno di tanto in tanto. grazie per le tue belle parole e un caloroso abbraccio ti giunga stretto stretto. ciao franco

il 18/10/2006 alle 15:17

Questa tua poesia è maestosa come l'albero del quale in essa parli, i tuoi versi trasmettono tenerezza come l'edentulo sorriso della nonna amata. Complimenti per la tua maestria nel poetare!

il 19/10/2006 alle 16:01

Una vera perla questa tua rimembranza...Ho rivisto anch'io l'albero grande di casa tua...e la cara nonnetta Teresa , dentro la ruota del suo vestito, s'inchina a baciarti per fugare ogni pena. Sei grande Franco! Ti abbraccio fraternamente. Dora

il 20/10/2006 alle 11:37

Una vera perla questa tua rimembranza...Ho rivisto anch'io l'albero grande di casa tua...e la cara nonnetta Teresa , dentro la ruota del suo vestito, s'inchina a baciarti per fugare ogni pena. Sei grande Franco! Ti abbraccio fraternamente. Dora

il 20/10/2006 alle 11:37