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Pubblicata il 14/10/2006
Di un tempo ignaro il domani
ricordi limpide visioni
natura in cattedra maestra
d’insegnamenti moniti attenta
di regalie donate sue esplosioni
distese di sogni all’orizzonte.

Dal Genere stridente il ritorno
solo boati e tuoni il rimbombo
veleggia il cupo suono all’intorno
pulviscoli di spine incolori
veleggiano nell’aria appuntite
marciando come di soldati in arme
spianando vile bacio di gramigna.

Strazianti si espandono laceri pianti
di madri doloranti prone in nero
battaglie d’interessi senza senso
d’orgogli dimentichi il rispetto
fogli un tempo d’amore disegnati
stracciati senza ritegno cancellati.

Si erge cupola d’opaco alta nel cielo
scandendo note lugubri risuoni
illumina di rosso cupo presagio
alzando d’onde un mare ormai stanco
impatta l’acqua dura prorompente
sull’arca in sfacelo alla deriva.
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..i tuoi versi mi hanno colpito, non so se ho ben interpretato ogni riga, ma la disperazione per il dolore dell'umanità straziata da lotte che i più non comprendono..la distruzone delle regole della naura..e l'invocazione ad un tempo che forse non appartiene a qs mondo...mi hanno preso il cuore in una riflessione che spesso si vorrebbe evitare..spero di non aver straviato il significato di qunto volevi esprimere...ciao luce

il 14/10/2006 alle 17:11

Hai capito benissimo.
Grazie

Ciao da Silvano

il 14/10/2006 alle 20:14

quanta amarezza in queste parole amico,purtroppo ci sono degli eventi e dei cuori che non si possono cambiare,e un animo sensibile come il tuo soffre nell'osservare

ciao

il 19/10/2006 alle 16:38