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Pubblicata il 09/10/2006
Serbatoi fummo
di colore e musica
pieni.
(E ancor lo siamo
ma nessuno lo spiegherà
al nostro futuro.)
Danzammo
al chiaro di luna
con le dite sporche
di amore e margherite
su una sinfonia,
muta, che solo orecchie
speciali potevano sentire.
(Era vento, solo vento
a sussurrarmi: portami via.
Lo seguii e le margherite
caddero, dove, dei tuoi baci,
era impresso il solco.
Perse il suono,
di colpo, l’udito.)
Tu eri sacerdote
del mistero più grande,
Tu mia estasi.
(Svelato, non poteva durare
il mistero, niente sarà più
come quel quasi.)
Sola, qui, oggi
ripercorro strade segnate:
orecchi sordi e dita pulite.
(Senza quelle tue dita
sarei voluto morire,
ma morire io non so.)
Io: atea di te,
tu: nuovi riti,
Tu, mio dolore.
(In lei rivedo te, ora:
ti fuggirò, ché io non tema
di non vedere lei in te.)


Camilla Lopez
(Pecco)
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