PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 25/09/2006


Devo arenare la mia barca.
Languide, ohimè, trascorrono le ore sulla riva.
La primavera ha concluso la sua fioritura
e ha preso congedo.
Ora aspetto e indugio
con il fardello di inutili fiori appassiti.
Le onde si son fatte rumorose
e lungo la riva
sul cammino ombroso
le foglie gialle tremano e cadono.
Nubi su nubi si addensano
e si fa buio.
Osservo in lontananza
l’oscurità del cielo
e il mio cuore, gemendo,
vaga con il vento inquieto.
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io amo moltissimo le liriche cinesi del quarto secolo, e questa tua raffinatissima e delicata poesia me le ha molto ricordate...
un grandissimo saluto

il 25/09/2006 alle 16:36

grazie Lù per il delicato commento. sei sempre molto sensibile. ricambio il tuo grandissimo saluto più il mio.

Mi ricorda, ma non sò se era del quarto secolo il cinese seduto sulla riva del fiume che aspettava
passasse il cadavere di...
sono vecchiotto anch'io e un posticino in riva all'Arno me lo troverò. Ciao e scusa il lacchezzo.
franco

il 25/09/2006 alle 17:54

Arriva un momento in cui ci si allontana dal movimento convulso della vita perché le forze vacillano e si ha paura del futuro.
Eppure quel naturale stacco ha la sua dolcezza, è un nuovo cantuccio in cui imparare ancora ad amare.
Un carissimo saluto, mati.

il 26/09/2006 alle 10:57

grazie mati un pensiero gratificate il tuo. un caro abbraccio franco

il 27/09/2006 alle 20:27