Il grande portone rompe l’indugio
escono
come tanti trenini:
“È quella mia mamma”
“papà mio che fuma
è lì che m’aspetta.”
Di colpo si ferma a pensare
Una sola signora:
Com’è che Lorena
Non esce a quest’ora?
Improvvisa si sente tirare
Da un timido braccio.
S’incolla alle gambe
Non le lascia andare:
“Lorena, che fai
Andiamo a mangiare”
La strada di casa ancora
È lontana:
Allora dimmi che hai fatto,
che cosa hai imparato?
“Non abbiamo giocato”
guarda la strada,
un cane che abbaia
arrabbiato.
“Non abbiamo giocato”
ripete che pare
incantata,
aggiusta il vestito
alla bambola Dora.
La madre compiaciuta
Al volante si tiene
Questa scuola è tanto seria
ho fatto bene, ho fatto bene.
Tommaso è così emozionato,
compie sei anni,
da poco ha iniziato a studiare.
Alla torta ci pensa
mamma Lorena,
viso splendente,
Tommaso la bacia
la rende serena.
Tempo d’aprire i regali,
giochi e vestiti
si fanno aspettare.
“Questo è lo zaino nuovo di zia,
il maestro m’ha detto
ch’era meglio cambiarlo”
Non ha più occhi Lorena,
l’azzurro non è più un colore.
Dalla bocca
un filtro di pena,
che accade Lorena?
Il maestro ti loda,
sei la più brava
“t'insegno io
un bel gioco
alla fine,”
per te la campanella non suona.
Porta blindata,
che gioco è mai questo,
perché nessuno può entrare?
La cattedra stride
dita travolte
infranti respiri
sguardo contrito
alla parete;
perché quella croce che guarda
non vede?
“Domani avrai uno zaino
nuovo, come promesso”
Lorena fugge in camera,
il marito la segue
che ti è successo?
La paura è tornata
Ad avere paura;
la stessa di quando
l’abuso segreto
lasciava le giornate
contorcersi dentro
come morti aggrappati
alla vita.
Arriva il bambino
vorrebbe sapere,
perché mamma è infelice.
“Ti voglio bene, Tommaso,
non temere mai nulla.”
Ecco ciò
Che la violenza
non potrà mai strappare,
quel vincolo che Amore
col tempo le ha donato;
è il riscatto del cuore
di quel sacro vivere violato.