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Pubblicata il 30/08/2006
D’acre rantolo greve di fumo
serpeggia malato il soffio del vento,
si posa di patina lugubre manto
cambia le scene d’angusto teatro.

Cammino con piedi insicuri e pesanti
nella gran casa ormai scricchiolante,
fughe d’incastri corrose e tarlate
lacere basi profonde e minate.

La terra tenace difende mai doma,
apre spelonche ripiene d’umori
grigiastri presagi carpiscono il mare
chiudendo catene di crogiolo create.

Risucchi ventosi tra nuvole nere
s’insinuano alti nei buchi dischiusi,
sfuggendo come di galeotte evasioni
emanando sinistri da cornacchie i canti.

La mano tiene la testa pensosa
aprendo la mente d’uomo il destino,
scandisce parole d’oracolo monito
stamparsi di conio radice di fuoco.

La terra tenace difende mai doma,
l’aria di vita leviga i corpi
limpida l’acqua di fonte sorgiva
d’ardi filtranti donati dal sole
terra feconda di madre l’abbraccio.
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