Mi sono copiato questa bellissima poesia, omettendo deliberatamente la seconda e l'ultima strofa, per gustarmi il meglio...solo la metà, ma che metà!
Poi mi sono chiesto: il mio lavoro d'ingegneria poetica è lecito? Non è forse una bizzarra licenza ricostruire a proprio arbitrio le poesie altrui? Mi sono risposto: basta non pubblicare la poesia e conservarla in un proprio luogo sacro - ebbene così farò!
E vorrei mostrarti il mio risultato:
Concupisco
nuova
realtà.
Ardore io
profondo
ancora lungi
dal tatto.
Quando però riflettei sul titolo non sapevo più cosa fare. Così ho abbandonato il mio progetto di 'correzione'.
Tutto ciò era necessario? No, ma lo trovavo un gioco molto divertente e per di più euristico...
Morale: questa poesia mi ha fatto riflettere 1) su quanto vi è di necessario in un testo e su quanto non è tale 2) su quanto a volte, anzi molto spesso, delle poesie composte da altri è solo una parte a essere gradita, dunque, conclusione: se in una poesia di anche solo una ventina di versi ci si incontra con un passo brillante e delizioso - ciò basta a far sì che tale poesia sia una poesia con la P maiuscola, come dire, basta quel po' di sale, e tutto è più bello!
I miei omaggi lucidoriflesso...
E' un sensuale suono che delicatamente elevi dal cuore, in attesa che si adagi nel tuo nobile intimo. un abbraccio nadia
Il titolo già ci porta a qualcosa di insolito, di profondamente elegante e delicato, i versi poi cesellano sentimenti dolcissimi eppur profondi.
Sempre più bravo, un abbraccione, mati.