Oltre l'apparenza,
al di là di siepi e palizzate,
ho cercato anch'io il mio Infinito
e non sapevo come dovessi affrontarlo,
se solitario o con fare estroverso,
senza l'ausilio della durezza
o con animo inacerbito.
E i sette vizi mi hanno fatto compagnia,
dopo che le sette virtù si erano dileguate,
schiacciate dalla maschera perbenista
di una gerarchia omicida.
Ma ora ho capito
che anche quando crollano le regole,
anche quando è l'imponderabile o l'ingiusto a trionfare,
non sono la trasgressione e il rifiuto del reale
a far vivere bene nell'universo,
ad accettare con maturità il diverso.
Ora ho capito che se si vuole costruire
e conoscere per capire
bisogna ricorrere all'umiltà
e penetrare con l'intelligenza nel contesto sociale,
avvicinarsi col rispetto alla realtà psichica,
analizzare con la ragione la sfera comportamentale,
vivere col cuore la dimensione emotiva.