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Pubblicata il 04/08/2006
Intanto che ce stavo a commentare
quella poesia de Pasquino, ch’o in piacere,
nun so’ perché, me doveva capitare
che er “ topo” me se dovea proprio cedere…
così che quanno poi son stato a rivedere
er mio commento posto a quei sonetti,
involontariamente ho riscoperto vere
le intenzioni de credere quei detti
all’infinito piacevoli alla ripetizione
di una lettura ch’io ritengo sana.
Solo che cadendo in perdizione,
invece de fermamme a Cana,
me sa’ che senza remissione
pe posso esser guadagnata
la fama d’impiccione,
grazzie stà “cannata”!

(Riferito al ripetersi convulso del mio commento alla Poesia splendida di Pasquino:
Le nozze de Cana)
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