Brilla l’estate nel cielo di notte
piccole luci traforan la tela
significanti d’immenso splendore
che suggerisce, t’invita, declina.
Siam come morti, per viverci, dentro
gomiti inquieti contro il davanzale
guardiam passare quel che abbiamo prestato,
lembi di tempo, alle “cose da fare”.
Facile adesso non aver tanto sonno
farsi rapire dai suoni lontani
son tutte nuove le notti, d’estate
corron veloci, come gli eurostar.
E la bellezza è lì al finestrino,
un fischio forte, e svanisce in ricordo;
resta un binario, due sassi anneriti,
il senso amaro di un vagone che va.
Vien quasi voglia di chiuderli, gli occhi
per ritrovare l’inverno, di notte
quando rimani da solo, a tentare
d’indovinare le voci dei cani.