E’ un gioco complicato,
bambola con in bocca il fiore della mia verginità:
lo giocano fanti, cavalli, asini
e cani al guinzaglio pronti a sbranare,
e tutti mi invitano a venire sul loro campo
per insegnarmi il mestiere,
ma io mi tengo stretto al mio, che è il più antico:
quello di vivere la mia realtà.
Perché vedo sopravvivere, stravivere, invidiare,
ostentare, ringraziare, mollare,
vedo acque del Mar Rosso aprirsi
e arche di Noè affondare con e senza preghiere
e vedo fulmini, fuochi, mosche bianche
e masse annoiate, giostre e bustine di saggezza,
ma non ho trovato una sola cosa
che uguagli la mia scommessa quanto a purezza.
E se è vero che è sottilissimo
il filo tra santità e delinquenza,
ho un motivo in più per fare della mia vita
un atto di continua presenza.