Desertica desolazione
Odo lividi arpeggi
sedotti da fughe stridenti
d'avidi greggi smunti
all'abbandono di precari
aridi alpeggi scivolati
lungo solstizi ardenti
d'insania solare
Intruso nel branco
m'affiora l'incubo di rimorsi
ricostruiti a stralci
d'informazioni e d'allarmi
lungo percorsi di serpi
spersi come aghi d'acciaio
tra gli anfratti distrutti
del mio vasto ghiacciaio
che va dissolvendosi
giù nella valle dannata
sprofondata tra rocce
e dossi nudi come camosci
Aspri sentieri
scendo la gerla vuota
di desideri carpiti invano
ossa delle mie mani
stringono trattenendo a freno
torrenti di rabbiosa vena
che van coprendo d'insulti
scrosci d'acque disperse
fra alberi vilmente arsi
massi frane detriti
e l'informe pietraia
frammista a teschi
Avvinto
all'interstizio aperto
nel fango screpolato
in riva al rasciugato lago
mi sorprende di giallo
un tremulo fiore vinto
da desertica desolazione
Caracas, settembre 2003
* * *