PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 27/07/2006
La musica lieta sorpresa miscellanea di culture
torna a farmi compagnia riposando le stanche membra
e ripenso a ieri e domani sommerso dall’ebbro vortice
di esperienze nuove eppure già vissute.
Il muro degli ismi cade senza più far gridare
perché la mia sensibilità ne è la sola partecipe:
sento «Y viva España» rifare il verso all’Irlanda
e la mente si astrae in viaggi misteriosi e intensi.
I muscoli troppo contratti quietamente si distendono
mentre la bellicosa serenità cela nuove albe...
il mondo vede una luna fresca e rassicurante,
io scopro il fascino di una situazione stravagante.
I secondi diventano minuti, i minuti ore:
il tempo passa ma non lascia traccia,
l’istinto mi invita a vivermi addosso,
io riesco solo a ironizzare e cerco di capire.
Il pensiero spazia e abbraccia un casolare,
dimenticato dalla storia eppure viva radice,
l’intelletto richiama alla mente un mito:
le avventure folli di Orfeo ed Euridice.
Il tanatos si dilegua perché fuori luogo,
il ring vede perdente un pugile grillo,
la folla sparisce dopo un solo lungo istante,
il giorno seguente la rivedo, ancora più pressante.
L’utopia trova un luogo, l’irrazionale una ragione,
quando nasce improvvisa una strana situazione,
il mare un miraggio, ma da non sottovalutare:
c’è bisogno di gente che ami e sappia amare.
La banalità vuole il suo spazio ma non sa trovarlo,
quando appare è sconfitta dalla viva semplicità,
la cultura soppianta la presunta superiorità
ma sogno e realtà non trovano accordi bunueliani.
Il politichese si adatta in fretta a nuovi dogmi
mentre chi ascolta gioco-forza non può più imparare,
rivedo una stazione e l’immagine è accogliente,
alla fine disperde tutto un forte colpo di vento.
Il buio e la luce vanno a caccia della mediocritas
mentre vecchie scuole incanalano nuovi studenti,
il fondo del bicchiere si ribella ad una cartomante
ma il destino ride di chi se ne beffeggia.
Gli acrostici in un’osteria sono certo merce rara
e purtroppo chi sa pensa solo a una gara,
l’emarginazione avvampa, ignorata troppo spesso,
l’ipocrisia fa divieto di transito sbagliando l’accesso.
Il cane si libera e torna alle origini, selvatico,
il guinzaglio fa compagnia ad una cuccia ormai vuota,
il sabato delle pasticche fa gridare i perbenisti
mentre una tangente fa esplodere il qualunquismo.
L’impegno civile non sa prescindere dall’interesse
ma la reciprocità non sa essere un postulato,
le repressioni danno la mano alla trasgressione
e chi vuole elevarsi è vittima di un’ossessione.
Io sogno e analizzo, mi sveglio e sintetizzo,
cerco un appiglio ma non rinuncio all’orgoglio:
l’identità da carta diventa atteggiamento
e altare e municipio l’accoppiano allo sgomento.
Il labirinto dell’egotismo trova uno sbocco
ma stavolta Teseo è lontano dal Minotauro,
la mitologia s’impone e vince chi divulga,
ma c’è chi vuole sapere e chi sa volere.
Gli eidola tornano al loro posto lasciando le impressioni,
mentre il mio cosmo non basta più a sé stesso:
i ricordi e il futuro confluiscono in un diario
con la consapevolezza che l’immaginifico è anche visionario.
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