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Pubblicata il 26/06/2006
La notte avvampa come di drago le fauci
lingue infuocate dall'acre profumo,
aridamente falciata la terra
destino segnato da buie battaglie.

Corpo si lacero da mille sventure
disteso e supino s'abbandona al riposo,
l'animo stanco greve e spossato
velati gli occhi dispersi di nebbia.

Languide scene d'arcane commedie
scruto nei boschi di fiaba incantati,
folletti e fate d'aiuto incontrar
roseo d'aspetto il percorrer mi guarda.

Infinite le voci che il capo trafiggono
raggi di sole filtranti tra i rami,
di cavalieri le torce fan strada
folate di vento distolgon la via.

Morgana si pronta d'incanto colpire
malefiche come di streghe pozioni,
brividi bianchi d'inverni gelati
lo scorrer lungo invadendo la schiena.

Presenti presagi di moniti angusti
lunga e dura tenzone disfida,
armi sguainanti fendenti rossastri
stanco e provato dal nero supplizio.

Di re Artù mi vesto di roccia la spada
brandendo si colpi lo spirito acclama,
s'innalza all'alto l'urlo di carcere libero
grande il paladino intravvede l'azzurro.

Risollevando il capo appoggiato
girandosi attorno non più al pericolo,
ma di zampillo d'acqua la fonte
sgorga l'eterno del bene sul male.
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la poesia è bellissima...ma io non credo mai al lieto fine...purtroppo la vita insegna che non è quasi mai così!

beh ti conforto con una rosa e scusa se è solo di carta
@------>>

il 27/06/2006 alle 18:20

Penso che il bene sia più grande del male, per fortuna abbiamo la fantasia, grazie per la rosa di carta, tra l'altro profuma delle tue belle poesie.

Ciao Silvano

il 28/06/2006 alle 11:55