Sotto la luce bassa del mattino
l'orizzonte nel grigio sussurra
le sagome di avventura.
Una poi due
poi a contarle ancora.
Osservarle le guidi come toccarle.
Spiega l'estasi un'emozione
del mantello d’una statua
il vento spirito del mare.
Salpa.
E
regalare
del pane secco ai gabbiani scacciati
in singhiozzo canto lamento.
Lascio la parola
cordone ombelicale cima
sulla poppa di un peschereccio
con i contorni delle rocce.
Il ripiegarmi.
E spostarmi con raro senso d’abbandono
nella scia dell’elica
ad ali a galla.
Ne indosso impermeabile verso solitudine nudo
seme soffiato d’ogni.
Svolgermi fanga col suo arco
ma mai annoiarmi di palude pianto
o chissà cos'altro.
Finché.