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Pubblicata il 27/05/2006
Con riservato ingegno attendo che colui che è pronunci il verdetto.
Non temo le complicanze che dalla filtrata luce avvelenano il calice della verità: chi ha bevuto in questo calice è colmo di virtute e pensieri.

Di questo calice io ne faccio il mio stemma e con esso scrivo col fuoco sulla mia martorata pelle quale che si la legge umana che dell'equità ne fece l'origine per ogni cosa.
Veni,vidi,vici, ebbi voglia di gridare.

E fu follia , se nella speranza , chi avesse pronunciato o calcato ancora più il tallone abbia pronunziato la litteral parola che nel gergo dei miei passanti s'intuisce solo nel volgare.
Perchè a questo fango qualcuno mi volle rendere partecipe e con questo fango finirò di pulire il castello delle servitù.


Ahimè quando prima il terzo occhio non ebbe a giudicar del disio di ogni uomo, per questa macchina infernale che sputa sentenze in bene ed in male su questa vita.

Abbiano da meditare al dunque coloro che giudichino il virtuale pari al reale perchè vero è che il virtuale nasce dal reale ma vero è anche che dalla dicotomia ne puoi discernere la ratio , ovviamente umana, così da comprendrne la ciclicità, che ha una sola origine , nel ben o nel male, ed è umana.

E tu Roan abbi fede, credo nell'amore universale,
ma tempo al tempo, perchè quello che può essere chiaro e postulabile per grandi versi può divenire arduo nella singolare definizione che merita un grande rigurgito ed analisi del tempo passato.

Abbi fede Roan, perchè quest'ira che ora mi trapassa non è virtuale, è umana.



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molto complessa ma certo non priva di interesse e fascino..

il 29/05/2006 alle 11:38