Di conchiglie del canto
flauto dell'abisso
ancora ebbra un suono.
Il tuffo annodato di salmastro
mi spinge il corpo alla finestra nuda
nelle sue labbra che mi guadagnano.
Il sorso senza veli voga la voce di silenzi
come per ogni pala di remo che s’immerge.
Quest’anello dell'acqua è la mia sete
d’affiancati collari a sciogliersi catene.
La bocca ascolta agitata
chè d’onda rintocca melodie
come un brioso carillon.
Soffiargli si perde schiuma.
Finché s’infrange per vagare
irresistibile sirena in rete
di quella prigionia infedele fuga
ingiunge.