Sul cumulo d'ombre
seminate nella sera di questi giorni
non dà frutti la mietitura
del deserto quotidiano
e vuoto è il nostro pozzo d'acqua buona:
coltiva solo l'eco spenta di passi indifferenti
e di promesse dissanguate.
Anche il mio presepio è povero, quest'anno:
raccoglie il nulla delle mie mani appassite
e il fiacco volo d'intenti
che più non riconosco;
racchiude la buia vastità
di un mondo disperso
che più non m'appartiene;
porta il pianto desolato
del cerchio degli affetti
che più e più si restringe.
Eppure, nel silenzio diffuso
di risposte tradite e d'inganni cocenti,
brandelli di me, pur nell'incerta notte,
attendono ancora una goccia di luce primitiva
dalla paziente Capanna d'Amore
a sgretolare la ruggine
di vecchie radici malate
ed a riaccendere la tenera fiamma di grani generosi
riposti in solchi colpevoli da troppo di sterile inedia
"Ecco, vi annuncio una grande gioia...", disse l'Angelo ai pastori. "E questa grande gioia sia compagna fedele dei nostri giorni".
di Gian Gabriele