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Pubblicata il 01/05/2006
Quasi matrice un’oscura ferita
ha spaccato la pietra e partorisce
un selvatico fico le radici
come dita spietate a violentare
l’intimo umore la vitale linfa
nel dilaniato ventre della roccia
e il miracolo
lussureggiante emerge i frutti gonfi
tra il verde ai rami aggrovigliato.

Peregrinare di greggi a strappare
radi cespugli dalla pietra avara
su crinali di rocce lungo gole
fenditure nel grembo primigenio
questo dava la terra e sabbia rosa
su un cielo di cobalto eppure fu
il miracolo
se concepì lo spirito un disegno
grandioso di complesse architetture
scavi nel corpo della roccia viva
nelle nuove pulsioni di quel rosa
misto di luce e di sapere.

E si offre ai miei occhi come un sogno
dal cupo incombere di roccia emerge
d’ombraluce rosata ed accecante
esplode il sole su fregi e ricami
di una pietra antichissima consunta
dagli sguardi infiniti e da infiniti
mulinelli di sabbia al vento attorti.
Un nomade pastore
gustato il frutto della conoscenza
si fe’ simile a Dio.
---------------------- Questo mi appare.
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