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Pubblicata il 10/03/2006
GELO


Il mio petto
percepì distanza dal tuo seno
e nel profumo aspro
tra i capelli
io pettinai confini ed illusioni.
Rammenti?
Era inverno, il freddo inverno
quando aprii l’uscio.
Nella terra gelava
un raggio che dicembre nega
il tepore dei giorni.
E l’erba che riposava
nel giardino
aveva un silenzio che tutti sanno:
edera che vestiva il muro
tremando tutta goccia a goccia
nel nuovo giorno a guardia della porta.
Io non so quale amarezza
scheggiasse il tuo vaso senza fiori,
non ha bruciato il freddo il fuoco stanco
ed è caduta neve sulla neve
e strati di parole su parole
.Chissà se quando torna primavera
e il pesco rifiorisce del suo rosa
anche quest’anno riavrà il suo germoglio
pur lo svogliato amore rigemoglia..
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franco ...è bellissima questa tua ...mi fai rimanere a bocca aperta...pardon a occhi aperti...
un abbraccio Giovanni.

il 10/03/2006 alle 21:35

Una poesia di una dolcezza e delicatezza unici...
Ciao,Antonio

il 11/03/2006 alle 19:06

Ecco..vengo in punta di piedi.
Ti leggo.è una poesia visiva..
evocativa..."Rammenti?..
era inverno,il freddo inverno
quando aprii l'uscio.
-Chiudi con un interrogativo?.
"Chissà se quando torna primavera
con i suoi germogli..
compreso quello del cuore!
Caro Franco, la speranza non muore mai!...
Ma l'amore non può essere svogliato..anzi..
metti tutto il tuo sentire..
e vedrai germoglierà...l'amore!..
Cari saluti Dora.
.

il 11/03/2006 alle 20:15