PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 01/03/2006
Guardo dai vetri della mia casa, immobile
con lo sguardo fisso sulla strada.
Prati invasi dai palazzi,
un insieme di case appiccicate
sfreccia veloce il traffico a motore,
clacson impazziti,
gente che passa veloce
tutti spinti dal progresso.
Il tempo cammina e non si accorge di me,
lasciandomi indietro.
È buffo ancora ricordo
il mio primo giorno di scuola,
piangevo come un disperato
credevo che la scuola
fosse un luogo di punizione,
avevo il grembiulino bianco
e la cartella
con dentro due fette di pane al pecorino.
Ricordo un inverno
particolarmente freddo,
non solo per il ghiaccio,
una pagnotta appena sfornata,
la mamma la infila
nello zaino di mio padre,
lui la rimette sul tavolo,
prende il coltello
e la divide in cinque parti.
Ancora sento la mano di mia madre
color della terra
sui capelli prima di andare a letto.
Sono anni ormai che vivo
fuori dagli schemi
inseguendo un mondo tutto mio,
fatto di solidarietà ormai dimenticate,
vecchi forni a legna,
lo scoppiettio allegro delle fascine,
braci ardenti, pannocchie di granturco,
odor di pane fresco, un calore intenso.
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mi hai fatto ritornare a vecchi ricordi,di pane fatto in casa che durava 8 giorni,di calore famigliare fatto di carezze,bastava per farci sentire amati.molto bella,con affetto Rosa

il 01/03/2006 alle 16:12

una delle tue migliori poesie: c'è la tua infanzia, il tuo presente, la malinconia che non passa, l'onestà di un cuore semplice, pulito. Bellissima. Ciao. Marina

il 01/03/2006 alle 16:50

Questa poesia è splendida, ha un sapore meravigliso. Una sapore antico e caldo. Un sapore polveroso, ma di quella polvere che sta sulle cose antiche e preziose. E' bello ricordare, come è bello vivere fuori dagli schem. Ma cos'è la normalità dopotutto? In questa giungla di pietra e cemento si può solo soffocare.

il 01/03/2006 alle 23:03

bei ricordi ma la poesia dov'è?

il 01/03/2006 alle 23:03