la mia donna è
una mongolfiera di parole erbe e petali
galleggiante sulle brezze di mare
un diamante di sale e pepe
tenuto a mezz'aria nel sottovuoto spinto
delle stelle gravide d'iride agli occhi
un infinito lasciar bollire
di mosto e di pensieri al vento
una bistecca di sentimenti
da mettere a ruminare fra gola e denti
è una favola apparecchiata da non leggere che va
annusata
spiluccata
macerata
fra le dita cristalline di un'alba vaporosa
a luci spente
che va impastata con olio d'oliva
imbevuta d'aceto balsamico per farne
spremuta d'esistenza
succo di mal d'africa
carta moschicida per la voglia
insorgente dell'america
è un difetto di fabbrica la mia donna
in cerca perenne del gusto originario
dei fianchi antichi e d'amore dolore
in agrodolce abbraccio
è un giorno perdigiorno
che sbadiglia ai candidi nuvoli dell'ozio
la serenità dei peccati a fin di pene
un temporale giramondo è anche d'anche
che piove scarabocchi di carezze variopinte
a casaccio sui fogli bianchi neri gialli
delle pelle d'uomo
sui ruvidi ululati del lupo mannaro
della luna innamorato e solo
perchè il pelo sì e pure il vizio
la mia donna
casavecchia delle aie
nel giorno che la mia donna non c'è