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Pubblicata il 06/02/2006
Il Poeta sulla Torre

Della Primavera ascolta
Ebbro la solarità
Dell’autunno coglie sempre
l’indiscussa Umidità

Dell’inverno avverte certa
Tutta la Caducità
Dell’estate la Fragranza
della spiga in lontananza
( per tenere l’assonanza)

Il Poeta sulla Torre
Ama il mondo di se stesso
Piange il pianto consentito
Prosciugando gli occhi altrui

Lui sa cogliere le armonie
E indovina ogni colore
Le ginestre sono gialle
Ed il mare è sempre blu

E l’amore, oh l’amore
Quello sì che lo conosce
Ne ha riempito anche i cassetti
Dell’armadio e del comò

Tutto appare e poi scompare
Nella impalpabilità
Le ombre donan preferite
L’irreperibilità

Come un ladro ruba rose
Per rivendertele a maggio
Il pensiero è il suo tormento
E a ogni verso un dono fa

E la plebe laggiù in fondo
Proprio ai piedi della torre
Muta attende speranzosa
Che il suo verbo cali giù

Non perché possa capire
(questo proprio non esiste)
ma che levi il guardo in su
e lo ammiri in mezzo al blu

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Belle le stagioni che la poesia fa sue, attraverso i tuoi versi, e più bello ancora quello sguardo di chi guarda in alto e che chiamerei meglio col nome di lettori. Ciao, mati

il 06/02/2006 alle 11:36

Molto bella. Ma un poesta in una torre, sì può vedere ogni cosa, ma non può assaporare nulla di ciò che vede, perchè lui.....rimane nella torre.

il 06/02/2006 alle 15:20