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Pubblicata il 27/04/2002
Donna di picche che reagisci ad una mia reazione
e con mano inquisitoria riesci ad esaminare ogni mio errore.

Tu, donna di picche che d’ogni aspetto sei padrona,
tu che osservi scrupolosa la ragione e l’ebbrezza,
tu che in mano porti lo scettro dell’equilibrio
e che per tanto tempo hai condotto la mia mano
a toccare il contenuto dell’essenza.

Tu, che hai tralasciato la tolleranza d’una mia mancanza
e severa e crudele hai gridato al vento la tua voce
poiché arrivasse a monito alla mia ragione.

Tu che hai controllato il mio cuore
sottacendolo agli umori che fuoriuscivano spontaneamente,
tu donna di picche cos’altro vuoi che io faccia
se non guardare col capo verso il mio antico passo
e celebrare a festa la fine di quei giorni?

Lasciami scendere senza impedimenti la pista inclinata delle mie pazzie,
lasciami scivolare senza freno verso mete impalpabili
di cui ora vorrei trafugare soltanto il loro sogno,
ed annegare in esse con il cuore palpitante e libero da ogni remora.


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