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Pubblicata il 13/01/2006
Ancora una volta comprendo
l'inutile nel verbo,

chiamato dal senso
del futile spiegare,
del cedere al terrore
più rude e profondo:

tu sei il mondo dell'infante, tu sei
il forse
che mai mi fu più doce, più fecondo;
la forza, tu sei, pace elettrizzante
del non esser quel che potrei
e quel che potrei essere per te,

l'inutile del verbo;
la generazione tu sei, dell'eterno;
lo spirito del vero, che in me muore
e come un erotico sogno, veloce;
del cielo così stretto al sentimento
nostro ed immenso all'eccesso
per questo capire.

Tu mi darai conclusione sperata,
presta per l'altro in pensieri,
eppur di queste sfere l'altro giace
nel forziere.

Tu sei lo spirito delle ere,
sei quel che l'Iride adesso dice,
l'inutile nel verbo;
tu sei soltanto adesso,
presto l'Empireo di un Icaro mesto...
Nella caldaia dell'essere fosti,
il tempo viene dell'addio che sei
e spirito sarai
senza catene.

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