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Pubblicata il 10/01/2006
Il suo suono nella nebbia
L’ho seguito da tempo blu vivo
Sai, sapete, sono pochi gli artefici
e molte le prede
Io un giorno le dissi di prendermi
lei un giorno mi disse “proteggimi”
e il walzer nero danzò
Lungo artigli di mia natura
presso le sue libertà di notti aperte
E allora subito le voci ignoranti
le facili rime e gli occhi imbecilli
come è facile vivere per voi
come vi riesce tutto credendolo il meglio.
Vi rendo lo schermo per le vostre rapine
mi pungo con le spine anche per voi
Da tempo ho lasciato gli scudi, e le uniformi a difesa di me.
E mi stendo su questo tappeto di pini, mi copro di aroma di verdi
e mi muovo fino al sudore, respirare quaggiù a fatica
e osservare intanto i miei voli e quelli di chi vola davvero.
Questa stanchezza la adoro, i miei muscoli di silente lamento
E gli occhi solo loro senz’anni
Correte correte correte, ho furia
Ho sensi che spaccano il male
E odore di senso ani male
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