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Pubblicata il 09/01/2006
“ Esserci. Eppure non esistere più.
Pago il conto di un errore come tanti,
di un gesto insano e disperato,
di un’angoscia diventata furia.

Desolante mi rivedo sul tappeto delle
mortificanti conseguenze,
come un ferro che caduto nel fuoco
si scioglierà lentamente,
e disperatamente urlerà una voce
non più sua,
che diverrà muro
che lo renderà ancora più solo.

Ah! Pietà!
A che serve il pentimento,
se non hai possibilità di ottenerlo,
anche solo una volta,
quando senti che morire è l’unica
altra possibilità?
Mi addormenterò, stasera,
su un cuscino da me tessuto
con tutte le lacrime e le sofferenze dei miei sbagli
che seppur consapevoli di esistere
non avrebbero mai voluto esser nati. “



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Permettimi almeno una carezza, lieve come piuma volata per caso sulla tua testa colma di rilfessioni. saluti patri

il 09/01/2006 alle 14:58

ottima introspettiva.
ben curata.

il 09/01/2006 alle 19:05

molto bella e desolata. Mi è piaciuta molto.

il 09/01/2006 alle 21:46

Esserci si, eppure smarrirsi. Sentirsi colpevoli sopratutto perché inadatti, non atti a cambiare le regole a cambiare il destino. Ottima poesia, ma più ancora ottimo scandaglio della propria verità-

il 09/01/2006 alle 22:41

Una condizione di emarginazione dal mondo che aggiunge nuovo dolore al dolore di un gesto insano.
Un abbraccio, mati

il 10/01/2006 alle 00:22