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Pubblicata il 04/01/2006
emorà, persona schiva, solitaria. occhi tempestati di silenzi, di ricordi mai pronunciati,di vuoti freddi, inabissati nella memoria. ogni giorno, emorà, trattieni le tue emozioni,e noi che ti vediamo spento e muto, è come se non ti avessimo mai visto,mai conosciuto.
ti allontani ogni sera lungo quella strada che porta alla riva, e racconti al mare l'unico inesauribile battito.
e poi quel canto emorà.così profondo, così impronunciabile. che significa caro amico?
ho provato a chiedertelo, ma tu non senti nessuno.
solo la voce del tuo canto, che si spande nel mare,che sorvola il cielo. solo quello ascolti e pronunci.
e io lo sento sollevare le acque, squarciare il cielo e frantumare le stelle. lo sento ma non lo vivo.
e vorrei spaziare dentro il suo lamento per conoscere il tuo.

stasera emorà ti ho visto di nascosto. piegato su te stesso come una fiamma smorta. e la pioggia che ti allagava l'anima.
hai innalzato il tuo canto come ogni notte. ma stanotte il cielo era diverso, il mare era diverso, tu eri diverso.
addio emorà, hai lasciato che il tuo canto rimanesse eternamente incomprensibile.
forse lo sarà, ma le ferite del tuo cuore dimorano su questa sabbia.
adesso ti capisco emorà, e capisco chi sei stato.
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Emorà mi riporta all'Amore, a quel sentimento che ha un canto dolcissimo, ma che non sempre si riesce a raccogliere.
Solo le anime dotate di particolare sensibilità sanno percepire quel canto e sanno leggerlo perfino nell'armonia del creato.
Non lasciamo morire Emorà, diamogli l'ascolto che merita ed anche noi ci arricchiremo del suo canto, un caro pensiero, mati

il 04/01/2006 alle 21:11

profonda e meditativa poesia molto piaciuta. Gabriela.

il 18/11/2017 alle 20:00