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Pubblicata il 28/11/2005
sono vivo
e vegeto nelle foreste
palazzinare
irte di palafitte
come un villaggio
del quaternario

un tempo qui proliferavano
bufali
ed aquile selvagge
ed Indiani Seminole

il sole
capolineggia
in un lago di piscio e di
marcio

affiorano cadaveri e gommoni
da sbarco

arriva il nostro duce
ad assicurarci pace
ed infatti eterna
è giunta
tra le vie
profumate
di jazz
sporco e nero
e spazzolate via
dalla furia infernale

il nostro stadio è pieno
di sfollati non a pagamento
abbandonati a se stessi affamati
e di colore scuro
ispanici, afro-ricani,
sciamanici riti
coperti d’asciugamani umidi

gridano la loro follia
come fosse un raduno di Hippy
ma tracima l’ingordo Mississippi
e rimangono ferite e lividi....
....
sono vivo e vegeto ancora,
la chiamano tempesta tropicale
nell’occhio del ciclone si sta male
mi manca l’aria e l’aurora.
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una poesia potente ed arrabbiata.. bravissimo!

il 28/11/2005 alle 17:49

grazie mille marlene!

il 28/11/2005 alle 19:37

MOLTO DENUNCIATARIA. SERAFICO

il 28/11/2005 alle 21:53

grazie serafico!

il 01/12/2005 alle 13:01