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Pubblicata il 23/11/2005
Tu, mio incompiuto quadro
dipinto nella notte,
usando Luna come tavolozza
e come pennelli
salici piangenti,
mi chiedesti solo toni accesi,
rosso rubino, blu di Cina,
ma la mattina
le tinte folli volavano nell’aria
le respirai d’un botto
per non che andassero perdute
e sulla tela non rimasero colori
solo bianco e nero
e un’infinita serie di grigi,
più il prezioso argento della Luna.

Ora piango per l’opera incompiuta,
per quel qualcosa che non ho catturato,
per quella tela che rifiuta i miei colori,
e resterà grigio monumento
a te che resisti ad ogni sentimento.



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Elena cara, quanto dolore trasmetti da questa incomparabile tua poesia: poesia, perché è poesia sì! con i suoi versi ineguagliabili ("usando Luna come tavolozza e come pennelli, salici piangenti ),
(ora piango per l'opera incompiuta), ma è tanto, tanto Vita!
E se me lo consenti, io piango con te!

il 23/11/2005 alle 11:09

Grazie Ulisse, sei sempre tanto gentile con me...sono sicura che presto verranno momenti migliori, la prima poesia allegra la scriverò per te...te la meriti, ti sei sorbito così tante lacrime!!!
Un abbraccio elena

il 23/11/2005 alle 17:54

C'è molta notte in questa poesia e molto dolore. Di notte ogni cosa ha un aspetto più indefinito. La luce della Luna confonde le immagini e spesso quello che crediamo reale al primo sole del mattino si rivela opera incompiuta, solo il contorno di ciò che avrebbe potuto essere ma che in verità non è.
Non sono svanti i colori anele, sono solo riposti con cura in un angolo del tuo cuore affinchè non si secchino. Basterà qualche giorno di sole più caldo, un'immagine più nitida da fermare con lo sguardo e il tuo quadro sarà un capolavoro. ti abbraccio

il 24/11/2005 alle 13:34