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Pubblicata il 11/11/2005
Non della somiglianza ma dell’azzardo:
accettare di voltarsi d’angolazione
come i dadi che si lasciano lanciare
e perdono la faccia su di un lato
e rotolano via
- e li frena il tappeto verde di scommessa
ed è e non è più la mano vincente -
senza fortuna, eppure da bendare.
Piano
arrischiare ogni cosa rassegnata
per un asso di troppo nella manica
che poi
trabocca come il piatto a cui fugge la pienezza.
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Poesia del disincanto, malinconica ma ferocemente lucida. Piaciuto lo stile mai cauto, azzardi alla pienezza che presuppone coraggio di guardarsi interi. Complimenti.

il 11/11/2005 alle 10:44

mi colpisce la chiusa, splendida nella forma e nella musicalità. bella anche l'immagine del dado che rotolando "perde la faccia su di un lato", anche metafora dell'uomo che nel movimento della vita mostra e cela le diverse "facce" che possiede. complimenti

il 11/11/2005 alle 10:57

colpisce me averti qui daniele. Si, all'uomo è dato avere più aspetti, più volti nel corso della vita. Cambiamo fuori, ma cambiamo anche dentro e talvolta le maschere che si indossano sono difficili da togliere. Anche quando crediamo di non indossarne nessuna...ma in fondo il nostro stesso volto non è già di per sè maschera di noi? del nostro essere interiore?

il 11/11/2005 alle 14:26

Guardarsi interamente, guardarsi davvero, guardarsi e non piacersi, guardarsi e fingere di non vedere oppure vedersi e fingere di non guardare. Grazie elogio. abbraccio

il 11/11/2005 alle 14:27

l'azzardo è in più ...i dadi scivolano sul tappeto come spinti da una mano , il destino? non serve davvero fare nulla, le facce sono quelle che vogliamo vedere. Sei bravissima ciao

il 11/11/2005 alle 14:42

la tua poesia è rock
il mio commento è lento..

il 11/11/2005 alle 15:42

concordo con Pirro...
un abbraccio, Gioia

il 12/11/2005 alle 10:15