tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand'ella altrui saluta
che mi vien rabbia
e gelosia mi assale
guardo gli estranei
con acida voglia
di esercitar parole
amare e strane
solo di le mi angoscio
e cerco lite e furia
per non guardar
dentro di me il vuoto
ella si va sentendosi laudare
benignamente d'umiltà vestuta
ed io ne piango
e resto solo
sembro un lenzuolo
che sbianco e tremo
e par che dalle sue labbia si mova
uno spirto soave pien d'amore
che va dicendo all'anima
muori di cuore
misero mortale
e non sperare
pace o perdono
perchè sei cieco
ed anche scemo