Grazie del commento a questa mia strana poesia.
Non è...ispirata se non dal contesto del racconto boccaccesco. Che è tragico e addita la fatalità e la impossibilità a sfuggire a Leggi non scritte che legano gli uomini (e le donne) per ragioni che sfuggono alla umana comprensione.
Bisogna pensare che siamo in una epoca dove i matrimoni erano decisi dai genitori e l'amore si rifugiava nelle sole pieghe della passione (vedi Paolo e Francesca che vengono posti all'inizio dell'Inferno, quasi che il loro peccato fosse abbastanza frequente e perdonabile).
La circostanza che il Botticelli abbia voluto, poi, farne un ritratto e la notorietà della novella, mi hanno spinto ad alcune riflessioni personali ma che nulla hanno a che vedere col mio mondo, le mie esperienze.
La condizione di moglie non era la più soddisfacente, all'epoca... e tanti discorsetti femministi sarebbero stati liquidati con poche parole o con mezzi più convincenti.
Sbagliato, lo so.
Ma c'era una logica (se pur perversa) che ha permesso a quella società di sopravvivere e di dare la stura alla modernità, dove la parificazione dei sentimenti mi sembra una buona conquista anche se mi permango forti dubbi al riguardo.
Se si parte da premesse oniriche ed errate (l'amore è eterno), è facile incorrere in delusioni e bruciature cocenti. Il problema è che, pur coltivando questa idea nel nostro cuore, non vogliamo che giunga alla nostra mente, per una sana "purificazione" ed iniezione di razionalità e ci liberi da condizionamenti e travisamenti della realtà.
Il sonno della ragione, genera mostri, diceva Hegel; anche in questo senso.
La morale è frutto di tempi storici ben precisi e di caratterizzazioni mentali come Nietzsche insegnava (Genealogia della morale, sc.); e i sensi di colpa, propri e/o che si spera altri abbiano, sono fantasmi della mente che servono solo per appagare un innato desiderio di vendetta che ognuno di noi cova.
Ecco, la via del Tao appare una soluzione decente per sanare ferite non sanguinolenti ed evitare spargimenti di sangue reale. L'accoglienza dell'altro e dei suoi errori e il riconoscimento dei propri sbagli, porta pace a uno spirito disperato.
Se non ci si libera, si corre il rischio di fare la fine di Nastagio.
Non per altro, i benedettini aplicano regole taoiste ben sapendo lo scopo effettivo di unire la preghiera (oratio= bocca in azione: dico parole che,udendole, mi calmano o esaltano) all'opera pratica, nel silenzio assoluto del mondo esterno che non deve turbare.
Noli me tangere, insomma.
Ma è difficile.
Vedi Nastagio, ripeto!
Il concetto di "liberazione" o "riscatto" non penso sia dirimibile in poche parole, se pur è presente nella novella (che va inquadrata nel tempo giusto, ripeto, per non fare confusione).
Quanto all'amore a senso unico... ti confido che è l'unico esistente.
Ricordo due motti popolari: uno italiano e uno polacco:
1) - Non si ama mai la persona giusta;
2) - Se non puoi avere ciò che ami, ama ciò che hai.
E con questo, Ti auguro una buona giornata, ringraziandoti per un commento a una lirica difficile ma, come dite voi donne, intrigante...
Er
Difficile da accettare se non in una ottica biounivoca.
E non sempre è facile.
Si resta soli, alla fine.
Grazie per questa Tua interpretazione che non abbasserebbe il capo davanti a Nastagio ed Anastagio.
Er