Il bosco affida al bosco la sua insonnia
l’alito dei castagni maschera grappoli d’ali.
Sono sceso tra il popolo dei nocivi
tra lepri e gatti selvatici
dove tutto misura il canto della vita
dove il respiro morde la solitudine
dove l’invadenza del pettirosso cerca la mano dell’uomo.
Sono sceso tra il popolo dei carnivori
tra volpi e faine
dove il giorno il mese e l’anno rovesciano le ore
dove il frusciare di foglie è vita di tante vite
dove la rugiada scende quando l’erba è più verde.
Sono sceso tra il popolo degli ottusi
tra tassi e talpe
dove la terra accumula i padiglioni dell’assenza
dove il migliore può essere superato
dove chi gioca non gioca tra noi per divenire.
Sono sceso tra il popolo degli alati
tra ghiandaie e fringuelli
dove il volo guadagna il volo
dove i rami più alti controllano il nido
dove la vita concepisce il cielo.
Sono sceso tra il popolo dei selvatici
tra scoiattoli e cinghiali timorosi
dove la felicità è troppo giovane
dove le fragole e le more s’inghiottono a vicenda
dove ogni anima è anima di un mondo diverso.
Sono sceso tra il popolo dei reprobi
come il santo del bosco
dove il nome dato alle cose si separa dalla ruota dell’essere
dove ho scoperto il disordine della legge del tempo
dove tutto ciò che passa merita di passare.
Il bosco affida al bosco la sua insonnia
ognuno per conto suo ad ascoltare la musica dei germogli.