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Pubblicata il 28/06/2005
More di gelso

More di gelso
Turgide sugose
Dolcissimo nettare
È nella fibra di ogni ricordo
L’albero sapientemente potato
Da sacrestie di colpe insegnate
Arrampicato nella canicola estiva
Le carezze erano steli di tarassaco amari
Che suonavano a soffiarci scoperte
E volavano lontano ad arrivare sin qui
da riempirne una gerla di sguardi curiosi
e affondarne le mani
E la bocca ed il viso
Intinto di viola peccato rubato
Segreto di voraci dita a frugare
L’incavo di verdi rami germogliati
Solo la primavera passata da poco
Ma pesanti a spezzarsi di avidi frutti
Maturi da cogliere d’esser colti


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arrampicata
da bambina
scrutavo
l'orizzonte
dalla cima.
E mentre
il rossosucco
si colava
un'ape
un fior vicino
depredava.


é bellissima!

il 28/06/2005 alle 12:17

Alla prima che cogli di mora, dagli il sapore irripetibile del ricordo e quello asprigno dell'aolescenza...prova.!
Grazie
Zordoz

il 02/07/2005 alle 23:21

Quell'orizzonte dall'albero è diventato oggi parte dei tuoi versi, un presentimento di inteso sentire?
Grazie
Zordoz

il 02/07/2005 alle 23:25

Quello che d'acchito hai colto e che i miei versi non hanno saputo portare vivido al cospetto della ragione è la esatta chiave di lettura, grazie
Sergio

il 02/07/2005 alle 23:27

Mi piacciono i tuoi versi,il ritmo,le immagini, gli accostamenti come"E nella fibra di ogni ricordo l'albero sapientemente potato da sacrestie di colpe insegnate..."e ancora"Le carezze erano steli di tarassaco amari Che suonavano a soffiarci scoperte"...Bellissima la chiusa con "Solo la Primavera passata da poco MA pesanti a spezzarsi di avidi frutti Maturi da cogliere d'essere colti.
Complimenti Zordos,sei davvero bravo!...Con simpatia ti saluto Dory-

il 03/07/2005 alle 10:08

Ti ringrazio io per questi complimenti...
con meraviglia
Zordoz

il 05/07/2005 alle 22:37