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Pubblicata il 27/06/2005
"-Accelleri, accelleri..."- Più che un ordine la mia era un'implorazione verso il tassita, il quale, guardandomi con aria distratta sorrideva pensando che fossi un pò bevuto. Ed in effetti lo ero, ma non di alcool, semi-astemio come sono, ma bensì di fretta. Sono sempre arrivato tardi agli appuntamenti della vita, nessuna recriminazione conosco poco il latino, carpe diem mi fa pensare ad un pesce d'acqua dolce. Nel caos del traffico perugino, in questo caldo pomeriggio di giugno, guardavo i palazzi dal finestrino del taxi stringendo ed allentando il nodo della cravatta quasi ad amuleto per allontanare la tensione. Avevo trascorso la notte precedente tra una sigaretta e l'altra, passeggiando nervosamente tra la sala, la cucina e la camera da letto; e poi stop, perchè la mia casa, che non è mia, è tutta quì. C'è anche il bagno, ma è un pò troppo stretto per camminarci. Un'altra notte insonne, una delle tante, dirne quante sarebbe impossibile. Con la notte vado d'accordo e quando parlo mi ascolta, non m'interrompe mai. Pensieri su pensieri come quando dovevo inventare come farti giocare, come quando dovevo nascondere le toppe sui pantaloni perchè tu non le vedessi, perchè tu continuassi a sognare. E adesso ero lì a pagare il tassista fregandomene di quanto, a domandare dove dieci volte in un minuto per la paura di sbagliare, a salire le scale di corsa per trovarmi in una grande sala austera e affolata... dov'è che...? In quella stanza, è entrato adesso! Grazie, prego. Entro? non entro... non posso interrompere... col cuore in gola cercando di captare parole che non arrivavano. Silenzio! per favore, c'è mio figlio che discute la tesi! Avrei voluto urlare, ed invece sono stato zitto. Lo sono sempre stato difendermi non il mio forte, non lo sarà mai. Minuti che non passavano mai, quanti? Non lo so. Pensavo a chi non c'era ed avrebbe voluto esserci, pensavo ai tuoi nonni ed ho avuto l'illusione, solo illusione? di non essere da solo ad attenderti. Sei uscito... bello nel tuo vestito nuovo, e la cravatta? La cravatta, perchè non hai messo la cravatta? Ma chissenefrega della cravatta... Com'è andata? dimmi... E' andata... un bacio, un abbraccio e via rapito dagli altri che ti guardavano, toccavano, abbracciavano... non sei mai stato tutto per me, ma val bene così. Il presidente della commissione ti dava del lei, e a me pareva strano sentirti dare del lei a te, ancora così piccolo nel mio cuore. Centodieci! Lo ripeta, per favore, lo ripeta! Tripudio, baci abbracci, foto e l'annuncio, il tuo: abbiamo organizzato un rinfresco al.... Tra me e tua madre neppure un'occhiata, si fa così tra divorziati? Ciao, bimbo, torno a casa; anzi: ciao, dottore! Un gelato, ed era il mio pranzo, nel corso. Nella sedia ho consumato Wiston e pensieri: mamma, dove sei? Ieri sera Fucecchio pareva abbracciarmi con le sue strade, Birillo non poteva bastare... Davanti all'asilo un sussulto, dolce il ricordo della suora che non voleva credere che ero tuo padre, troppo pochi i miei vent'anni di allora... Davanti all'asilo... Adesso sei dottore.

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