Lui chiama quando l’alba si sveglia appena
Finalmente debole e desideroso della mia voce
Decide il sogno e la realtà, ne definisce i confini
E non lascia che poche briciole al mio libero arbitrio.
Lui tinge l’aria intorno dei suoi colori forti
Quando non desidero che aria tenue e lieve impressione
Ferma la mia immagine in quell’ attimo tremendo
In cui mi accorgo di essere uno dei suoi giochi (vorrei essere il primo)
Lui mi costringe a ridere e ringraziare
Solo perché ho la vita e stupidamente la scialacquo
E quando parte, affranta e consunta
Rimango con le mani sul grembo a contemplare il ricordo
Di lui,inaspettata Pasqua
della sua voce,unico filo di raso
di cui sono intessute le nostre anime
cosi tenute insieme
della risata roca e aperta
ancora, ancora…
Di quel corpo adorato,
Della preziosa intelligenza
Del più spregevole difetto
E la prima delle virtù.
E cosi svolazzo, farfalla,
appigliandomi appena ai miei giorni.
Mi rigiro nel letto la notte, insoddisfatta
Ed ecco che l’alba vuole nascere:
è lui, è lui!
Riprendo cosi, assonnata, il mio circolo vizioso