Cinque maledettissimi nomi.Solo nomi.
Avrei voluto esserci io tra quei nomi.
Io, che dimostravo meno anni di quelli che avevo, seduta accanto a lui, a gambe incrociate e occhi sgranati a fissare il pavimento.
Io, che non avevo stile che non stesse largo ai miei pochi chili di peso e che si intonasse a quel viso troppo rosso in troppe occasioni.
A dita incrociate, consumavo quel momento;il mio unico desiderio ossessivo era in testa ripetuto in una preghiera serrata: perchè tra quei cinque maledettissimi nomi, ci fosse anche il mio!
Volevo solo sentirmi come le altre, per una volta; ed ecco lui riusciva a farmi sentire esattamente così.
Quando parlava con me e rideva delle battute che non si sa come con lui trovavo il coraggio di fare, mi sentivo viva; una quindicenne qualsiasi.
Ed era tutto così inaspettato.
Ma a quei nomi, la fiamma esitò.
Ogni nome era come una folata di vento.
Ogni nome un sussulto.
Al quinto la candela inclinò:
gocciai via come cera bollente.
Io ne ero "fuori".
Sì ma "fuori"da cosa?
Perchè, accidenti, io non mi sentivo mai "dentro" a niente e a star sempre "fuori" si corre il rischio di credere di non esistere proprio.
Per lui io non c'ero, ecco tutto.
Me lo sputò addosso il silenzio umiliante che fece prima di sparare gli ultimi tre nomi a caso.
Passava con me più tempo di quanto non ne passasse con le cinque elette, ma questo non voleva dire niente in efetti. Le nostre chiaccherate non volevano dire nulla.
Non potevo essere neanche quello.
Neanche un nome detto a caso.
Il viso era ancora rosso, ma stavolta non mi sentivo più guardata, sola, quello sì.
In una stanza affollata, accanto ad un ragazzo che mi piaceva ma che sentivo lontano anni luce.
Questo provai:umiliata nel profondo, derisa anche da me stessa, per aver solo pensato..
Erano solo sguardi diretti altrove che attraversavano la mia inconsistenza e la riflettevano come specchi a me, unica spettatrice, perchè ricordassi e mi convincessi che non c'era modo di sentirmi viva.