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Pubblicata il 08/06/2005




Dedicata a: Laguna di Venezia

Note: Mi accorgo che i miei occhi cercano la punta di un campanile o solo semplicemente un faro...L’acqua sommerge, la sabbia copre...come sonno di memoria.

Composta il: 15/04/2004



Poesia


Bracci di mare interni
dove canali e lembi di laguna
sorridono tra le canne allungate dei falaschi.

Seguo zigzagando
con la barca
capricci topografici
sipari di teatri all’aperto...natura.

Accarezzo fili d’erba santonico
che toccano la prua
ecco un cormorano si abbassa a pelo d’acqua.

Venezia è alle mie spalle
lontana la folla con il suo chiasso,
il sole all’orizzonte
muto sta in un cielo carico di nuvole.

I miei occhi cercano il faro
ma vengono ammaliati dalla laguna
che nell’incertezza delle rive,
i canali bassi giocano
e mutano al lavorio delle acque...

Hemingway l’amava a tal punto
da adorare la nebbia
che umida e fredda entra nelle ossa,
negli inverni freddi dove regina è la tramontana,
nelle estati calde
dove non c’è l’ombra e il sole scoppia.

O vento o bora
spacca le mani dei vongolari
che raccolgono a trascino quel pane quotidiano,
Il salso che si deposita dappertutto e corrode
marmi bianchi d’Istria in Venezia.

Laguna
deserto
il tuo respiro è acre...
severa, cruda, mi sono innamorata di te,
le folaghe corrono al nido
mentre io per guardarti ahime...
son finita in una rete bilanciere.

E le famiglie in barca mi salutano
ballonzolando sull’onda...



Alexia






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è u vero piacere leggerti e salutarti!
Luna

il 08/06/2005 alle 18:26

bellissima, la tua Venezia!
Buona notte!
Axel

il 08/06/2005 alle 22:07

Ho visto quei posti tanto amati da Hemingway e attraverso le tue parole sono tornati a vivere in me... sei magica...
Baci
MR

il 08/06/2005 alle 22:14