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su vecchia pergamena d'anneriti bordi scritta la mia sorte vaga
al rullo di tamburo schiocca il ferro e grata resta,
e colpo di cannone e fumo di battaglia accosta
all'assedio inverecondo e strepitare di plebaglia
ch'io non son nato per morire dentro a un letto,
ma a spezzar tavoli con pugno e franger di cristalli tesa è l'alma mia
possente e fiera che sia sconfitta alfine,
e niente scribacchini attorno a me
sia come scriver di canzone, in raffigurazione astrusa,
senza gambe a scodellare versi da stinta carrozzella,
com'esser panno nelle mani di ridente lavandaia
che sciocca ride, rotonda di mammelle, al ciottolar del fiume
sia come andare in fiamme al suono di spinetta,
da fulmine colpito, che sulle scale viene a risalire assorto
fuoco cosmico che ogni cosa trapassa senza fiamma
ch'è duro e sì difficile il dar forma a tanta pena
baciami scintilla, irraggia il mio varcare di cancelli,
ch'io sia romantico alfine, irrimediabilmente,
se amore è star seduti al bar, veder chi entra e aver stesso pensiero
se amore è star sdraiati all'alba, e ritrovarsi come due cucchiai
ed io, io che son furbo spirito francese
mi spando, esplodo, bollicina di champagne,
io che son scrittore di canzoni, io son canzonatore
11/04/03