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Pubblicata il 17/05/2005
Povero papà, che dispiacere
doveva capitargli anche questo,
un figlio carcerato.
Mio padre mi diceva ogni minuto:
“Guarda questi libri
come l’hai ridotti,
macchie d’inchiostro,
fogli strappati, tutti rotti,
te li darei in faccia.
Se ti mando a scuola
è perché studi,
non credere che t’ho messo
al mondo per farti fare il ladro,
apposta mi sacrifico e fatico,
a te di questo
non ti importa un fico
perché i soldi mica te li sudi.
A'hò, o studi o vai a lavorà."
Io, pur di non lavorare
avrei fatto persino le marchette.
Preferivo studiare le piante
dell'impianto d'allarme.
Sono tirchio,
e mi piacciono i soldi degli altri.
Passavo mesi a fare cazzate
a solo scopo
di vestirmi alla moda,
il piede di porco
il mio bancomat.
Giravo per Roma con i jeans
sotto le mutande.
Sono maturato,
ora ragiono come mio nonno.
E' venuto a trovarmi,
m'ha detto: "
Sei stato un gran
fregnone a fatte acchiappà"
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cariina molto carina

il 18/05/2005 alle 12:52