Correvo su un prato viscido ,
vedevo scintillare argentee le lame delle falci
piangere le rocce di una grotta.
Il passo si faceva più veloce , più affannato
il mio respiro e il sole era ormai sulla scena .
Sdraiato , bagnato , felice
ora mi rotolavo nel fango,
la mia pelle diventava rugosa
squallidi i miei pantaloni di velluto.
Viaggiavano velocemente sguardi
disinteressati,
sorrisetti improvvisati della mia amica.
All ‘ orizzonte splendeva il suo sguardo
fresco e illuminato.
Mi avvicinavo e stringevo le sue docili
membra ,
ora solo un corpo respirava e viveva
ne’ il mio ne’ il suo.
Toccammo un divino stato d’ansia
Poi ci abbraccio’ la quiete.
Più cupo di un tratto si faceva il respiro,
il desiderio sembrava svanire , i suoi occhi ceneri spente.
Caldi abbracci , sospiri dolci ,
baci bagnati di passione sono volati via
insieme al miglior panorama del paradiso.
L ‘ animale aveva ancora fame, l’uomo era già sazio .
Vagavo desolato in prati sterminati , le nuvole cupe
erano la mia anima. Arrancavo sulle selvagge strade
di campagna dove apparve di nuovo il sole.
Mi dissi : “Ritorna la luce” e portai le mani al volto
rosso di un sangue nervoso.
Colsi un esile stelo di margherita .
La odoravo , la stringevo , la desideravo.
L’ho uccisa. Scavai una piccola buca ,
con tenera terra nera la coprii .
Con il viso pieno di lacrime
sapevo che la mia colpa era grande
allora affidai al mio amico vento.
un biglietto con su scritto “ scusa” .