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Pubblicata il 23/03/2002
Correvo su un prato viscido ,

vedevo scintillare argentee le lame delle falci

piangere le rocce di una grotta.

Il passo si faceva più veloce , più affannato

il mio respiro e il sole era ormai sulla scena .

Sdraiato , bagnato , felice

ora mi rotolavo nel fango,

la mia pelle diventava rugosa

squallidi i miei pantaloni di velluto.

Viaggiavano velocemente sguardi

disinteressati,

sorrisetti improvvisati della mia amica.

All ‘ orizzonte splendeva il suo sguardo

fresco e illuminato.

Mi avvicinavo e stringevo le sue docili

membra ,

ora solo un corpo respirava e viveva

ne’ il mio ne’ il suo.

Toccammo un divino stato d’ansia

Poi ci abbraccio’ la quiete.

Più cupo di un tratto si faceva il respiro,

il desiderio sembrava svanire , i suoi occhi ceneri spente.

Caldi abbracci , sospiri dolci ,

baci bagnati di passione sono volati via

insieme al miglior panorama del paradiso.

L ‘ animale aveva ancora fame, l’uomo era già sazio .

Vagavo desolato in prati sterminati , le nuvole cupe

erano la mia anima. Arrancavo sulle selvagge strade

di campagna dove apparve di nuovo il sole.

Mi dissi : “Ritorna la luce” e portai le mani al volto

rosso di un sangue nervoso.

Colsi un esile stelo di margherita .

La odoravo , la stringevo , la desideravo.

L’ho uccisa. Scavai una piccola buca ,

con tenera terra nera la coprii .

Con il viso pieno di lacrime

sapevo che la mia colpa era grande

allora affidai al mio amico vento.

un biglietto con su scritto “ scusa” .








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