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Pubblicata il 27/04/2005
Potessi almeno
una sola speranza
difenderti
e terminare
quanto mi costruisci
nella notte comune,
esserti incantesimo
nell'infelicità
senza vivere
in lumacati cuori.

Dove stare
non c'è tempo:
necessità, dimostrazioni,
echi ingiustificati
spengono in nevrastenia
l'ematoma sulla pelle della sera
che non riassorbe
come scende con qualche sogno
infelice.

Ecco! Laggiù per i larici vestiti
del bosco,
l'apparizione del fasciame umano,
corrotto qua e là
poi che il sole vi ridisegna
tremule fiabe
via via rotolando
tra le montagne di credenze.

Oh!Si guada la vita
come s'agisce per un fine!
Quale inutile spesa
se c'è dato l'oblio!
Più semplice della vita
è solo Amore,
quello, per intenderci,
al piccolo viandante dell'aria.
Chi sia?
Ognuno lo trova per un sospiro
un'altro apostrofato
sul ciglio d'una parola
l'altro ancora immerso di lacrime.
Così mi sento dire:
un niente per spiegare l'apocalisse!
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dirti che è bella, mi sembrerebbe riduttivo e forse offensivo, per una lirica densa di pathos, e di amore.

il 27/04/2005 alle 22:58

grazie per averni letto e del commento, contento che ti sia piaciuta

ciao
Valter

il 28/04/2005 alle 08:33