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Pubblicata il 21/04/2005
Ero un monello come tutti gli altri
con pochissima voglia di studiare
ero convinto che fosse inutile
saper leggere e scrivere,
meglio divertirsi
e lavorare nei campi.
Abbandonai la penna
era troppo leggera
per i miei ditoni,
meglio la zappa,
ancora non so leggere spedito.
Sparì presto la mia gioventù,
mio padre e mia madre
raggiunsero il cielo presto.
Rimasi senza un becco
d’un quattrino,
feci molti colloqui per un impiego,
per tutti non ero capace,
altra testa ci voleva, altro talento.
Anche se non lo trovavo
conforme
al pensiero mio
non mi rimase
che sposare
una vecchia zitella ricca,
un uomo ricco non è mai somaro.
La vecchia è morta oggi,
e grazie a Dio
non ho da farmi
nessun rimprovero,
potrebbe sembrare un incubo,
invece è un sogno.
Certo,
questa mattina
sono un vedovo ricco,
e la penna perduta
ora
l’ho ritrovata, ci firmo gli assegni.
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