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Pubblicata il 19/03/2002
Papà,
due sillabe che racchiudono nel loro spazio
una moltitudine d’emozioni vissute,
godute e a volte perdute.

Due sillabe distanti una vita che in cuor loro
portano una sospirata e concreta certezza di sicurezza
racchiusa nelle tue poche parole,
sopraffatta dalla tua poca loquacità.

Lungo è stato il tempo che addormentate le parole
hanno regnato in pace nell’anima mia,
tanto che mille erano i pensieri e le promesse
che sovrastavano la mia voglia di scrivere.

Lunghe son state le mie giornate nei tuoi ricordi e nei nostri incontri
quando mai c’è stata una mano alzata ai miei disordini,
quando mai c’è stata una parola scura verso le mie decisioni.
Solo il volto tuo e i tuoi occhi affogatii in quei taciti consigli
hanno regalato ai miei sensi la sicurezza di una giusta crescita.

Mai come ora leggo con piacere il nostro libro,
tutto d’un fiato, ingordo e tenace
senza lasciare dietro una virgola,
confrontandomi, ora, con la mia passata irruenza,
con la mia passata giovinezza,
e m’accorgo che come una ruota del carro,
l’ultimo capitolo del libro è l’introduzione del prossimo
e tu, conducente prudente, hai accompagnato le mie scelte
assecondando ogni illusione e frenando ogni capriccio.

Nel tuo silenzio rivedo le mie azioni verso coloro cui, ora,
dono il mio stesso nome, i miei stessi occhi e le mie stesse emozioni,
e mi domando,
tremando per la paura d’un fallimento,
semmai io,
padre con gli stessi occhi di mio padre,
padre con gli stessi silenzi di mio padre,
padre con le stesse scarpe di mio padre
sarei in grado mai di guidare il carro
che tu stesso mi hai insegnato a condurre.

Potessi avere ora la profezia delle stelle del domani,
giudicanti dei miei comportamenti,
sarei felice di affermarti quel divino oracolo
un giorno lontano in cui il dolore ferirà il mio cuore
per aver fermato all’ultima sosta il tuo carro.
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Libro vissuto, libro di ricordi
quante serate leggendo ho fatto tardi,
quanti capitoli ne ho scorso ancora
e quando ti penso ho un groppo in gola.

Luigi

il 19/03/2002 alle 23:54

E' davvero difficile, Ale, esserlo, credimi.
A volte hai paura di usare il bastone quando invece c'è bisogno di una carezza e viceversa.
La cosa, però, che mi da conforto e sicurezza,
è l'insegnamento che ho avuto e che tutt'ora ricevo, da mio padre.
Un papà che nei suoi momenti di silenzio riesce sempre a farsi sentire...eccome!!!
I suoi occhi e le sue espressioni sono segnali inequivocabili....

Un abbraccio grande a te,
appena posso risponderò alla tua mail!

;-)

Ciao Alessandra,
Marco

il 20/03/2002 alle 08:56

Luigi, credi davvero che ogni pagina di questo libro sia stata goduta e vissuta a pieno?
Credi davvero che siamo riusciti a regalare un sorriso ai sorrisi ed una carezza alle carezze che abbiamo ricevuto?

Ho tanta paura che un domani io possa dire...
"peccato...papà, però quel giorno io avrei potuto darti.....e non l'ho fatto"...

Ciao Luigi,
a presto Amico!

M'

il 20/03/2002 alle 08:59

L'ho letta tutta d'un fiato, poi l'ho riletta con calma. Sinceramente é dolcissima e tuo papà che ha detto? Dalla tua risposta a Luigi: non perder tempo a riflettere se non hai detto qualcosa a tuo padre, fallo ora, rifallo domani... meglio ripetersi che, in un più lontano possibile futuro, rimpiangere! Io ho perso mio papà quando avevo 16 anni ed ho rimpianti... spesso mi domando: "Cosa mi avrebbe detto per..." "Chissà se gli sarebbe piaciuto..." - Non avrò mai delle risposte! Un abbraccio.

il 15/05/2002 alle 21:49