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Pubblicata il 06/03/2005
Una giornata del ventunesimo secolo

Mi alzo la mattina alle ore sette, di fronte allo specchio ci sono io,
nello specchio la mia faccia.
A chi importa di me, della mia faccia, del mio mattino?
La colazione del buongiorno è disturbata dall’intruso telegiornale,
che sputa notizie al primo sole nelle case, con ritmo serrato
da rullo dell’efficienza.

Vado al lavoro preferendo l’autobus della gente strana.
Ogni volto che noto è il disegno vivente di una diversa umanità.
Miei fratelli –gente strana- siamo fratelli e neanche lo sappiamo.
Non ci ricordiamo più la nostra unica origine,
la nostra sacra origine: “figli del padre”
Nell’ufficio, la sede del mio pane e della mia autorità,
quante parole per il lavoro non fatto e per quello da fare.
Ed intanto, pensieri sulla guerra:
bombe cadute lontano da me,
fiori recisi, ingenuità scalfite,
aquiloni abbattuti, innocenze violate.

E mi muore tutti i giorni un po’ di cuore.

Finisce il lavoro, la sera i miei piedi passeggiano per strada.
Sono i piedi-i miei piedi- quelli di un uomo del ventunesimo secolo.
Come i piedi dei passati uomini, hanno anche essi un’anima:
sono ansiosi e corrono, fragili e precari;
ahimè, posso cadere.

E mi muore un po’ di cuore nel ventunesimo secolo degli uomini.

Negozi, vetrine, occhi che guardano.
Benessere, consumi,
la povertà degli altri non importa.

Arrivo a casa. La mia casa mi protegge.
Stando in essa penso, svestito nella mia anima.
Giornata appena trascorsa,
pane, sangue, sudore,
vita, Dio, abbandono,
precarietà, di nuovo Dio, l’hanno popolata.

È stata una giornata normale:
sequenze di vissuto, sensazioni, emozioni,
parole, fare, sgomento, rabbia, perdono,
indifferenza. E si, poi anche un po’ di Dio,
un po’ d’amore.
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vorrei vedere piu poesie e meno racconti miniaturizzati scusami ma è il mio pensiero

il 06/03/2005 alle 19:54

..o poesie o "racconti miniaturizzati"(come dice qualcuno prima di me)se arrivano al cuore..che differenza fa?
E trovo che quanto sopra sia di una liricità commovente oltre che di una verità sapiente.E il giornaliero rafforza il tutto...invece di banalizzarlo.
grazie ser per avermi fatto partecipe di un giorno di tua vita.
un abbraccio

il 06/03/2005 alle 21:29

Come vivere una sana giornata di normale preoccupazione... indifferenza, religiosità, amore,
etc..
prosaica e sentimentalmente bella
giuseppe colpisce ancora!
unabbraccio roberto

il 06/03/2005 alle 21:56

L'esigenza di uscire dalla mediocrità del quotidinao, dal cliché che inaridisce tutto, per ritrovare gli spazi dell'anima...
Profondo e bello, questo minisfogo narrativo...
Ciao
Axel

il 07/03/2005 alle 11:14

così brutta è la vita che vediamo? Normale....quante cose consideriamo normali quando dovremmo piangere o stupirci. Questo secolo è una condanna perchè ci fa chiudere gli occhi. Amaramente bella.

il 07/03/2005 alle 11:34

è difficile scegliere una poesia, ognuna ha un tema diverso e una sua lingua propria, ma questa fino ad ora è la più bella che io abbia mai letto su questo sito!
davvero complimenti!!!

il 07/03/2005 alle 17:54