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Pubblicata il 15/02/2005
Il pagliaccio alzò gli occhi a dio.
-Ciao dio,
io sono un pagliaccio,
faccio ridere la gente
e a volte sono tanto felice che il cuore mi scoppia.
A volte però sono così triste
che sento le lacrime riempirmi il cervello
senza poter piangere.
Questa è una di quelle volte.
Sai,
non sento niente adesso,
niente amore,
nessun dolore,
silenzio,
silenzio e solo un grande vuoto dentro.
Uno stupido vuoto cretino
che seppure con mille parole
non sono mai riuscito riempire.
Sarebbe bello
poter parlare di quel che hai
senza doverti nascondere dietro mille e una maschera.
Non ho più fiato,
sento morirmi il cuore nel petto,
sento la notte ghermire il mio corpo.
Vedo di già quel mondo osceno
forse sarà ora di andare.
Ciao dio,
io sono solo un pagliaccio piagnucoloso
tu sei solo un dio ascoltatore,
la maschera che porto
ce l'ho dipinta in faccia
ma sono un pagliaccio dentro
che è quel che conta.
Ora la notte mi spinge
ma questa è una cosa già detta troppe volte.
Purtroppo anche questo
mi dice che
la storia si ripete mille e mille volte uguale
a guardare lo spazio.
Ma sono solo un pagliaccio solitario
costretto a ridere,
a fare ridere.
Se anche rimanessi solo
Continuerò a farlo,
che quel che conta
non è amare chi,
non è amare l'amore,
ma continuare a fare quel che si è sempre fatto.
Condannati come siamo a ripetere tutto e per sempre,
io sono il più fortunato
che su tutto e per sempre
dovrò soltanto ridere e far ridere.
Addio dio,
io vado a non rischiare.
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il tuo magnifico canto prosastico ti distingue ...un stile che parla ...urla la speranza la sapienza...complimenti poeta ...mi è piaciuta...

il 17/02/2005 alle 08:01

senza falsa modestia grazie

il 17/02/2005 alle 18:30

nella tua poesia "Mare di parole" si evidenzia grande pathos, bravo, Il dio ..pagliaccio"...ti ho visto sul sito e subito ho cliccato sulla poesia.
Solo un piccolo suggerimento futuro "snellisci il verso", rendilo più fluido...
Con simpatia Dory-

il 27/04/2005 alle 21:16